4 modi per sterilizzare efficacemente i contenitori cosmetici

La sterilizzazione dei contenitori cosmetici è un valore aggiunto importantissimo per i prodotti. Ecco perché va fatta al meglio.

Per i consumatori, in questo ambito, i contenitori rappresentano un grande fattore per la qualità dei prodotti, grazie alla loro capacità di protezione e di isolamento. Ma per avere una sicurezza ancora maggiore, la componente che gioca il ruolo fondamentale è una: la sterilizzazione.

Eliminare ogni impurità dai flaconi cosmetici è fondamentale per offrire alle persone un prodotto perfetto. Tuttavia, esistono diverse versioni di questa operazione ed è importante scegliere quella più adatta, in modo da raggiungere il risultato migliore. Vediamo dunque quali sono le varie tecniche, come funzionano e quali sono le applicazioni più adatte.

Sterilizzazione tramite calore

Forse la soluzione più popolare ed affidabile, visto che può essere scelta sia per i contenitori cosmetici in vetro che per quelli in materie plastiche resistenti all’umidità. Il processo prevede l’utilizzo di calore secco o di vapore: il primo, più indicato per il vetro, porta il contenitore ad una temperatura di 160-180 gradi Celsius; il secondo, invece, sfrutta l’impiego di un getto a pressione, con una temperatura tra i 121 e i 134 gradi Celsius.

Radiazione gamma

Un nome da fantascienza per una tecnica usata da oltre 50 anni, sicura e con un alto rapporto qualità-spesa. Grazie all’impiego di energia pura è possibile penetrare profondamente nel packaging, rimuovendo ogni residuo e uccidendo ogni batterio senza riscaldare troppo il materiale. Ideale per tutti i flaconi plastici e in resina.

Ossido di etilene

In questo caso, l’elemento usato per eliminare le impurità è il gas, il quale si rivela estremamente efficace anche a basse temperature. Tramite un controllo attento di umidità, temperatura e concentrazione di gas, il processo spinge le molecole dell’ossido di etilene e reagire con i microbi, distruggendoli.

Fasci di elettroni

La soluzione ideale per i contenitori in PET, visto che i polipropileni reagiscono in modo ottimale e mostrano reazioni di invecchiamento molto più tardive. Il processo consiste nell’uso di raggi di elettroni concentrati e altamente caricati: posto davanti a questi raggi, il flacone o il contenitore assorbe l’energia degli elettroni, la quale altera e distrugge i legami chimici e biologici dei microorganismi.

Di leultime.info

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